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Donna e Allattamento

apr 04, 2022

Donna e Allattamento: Alimentazione


Non c’è, per nessuna comunità, investimento migliore del mettere latte dentro i bambini.

 (Winston Churchill)


L’allattamento al seno costituisce il metodo migliore per garantire una sana crescita e un sano sviluppo dei neonati ed esercita un’influenza biologica ed emotiva unica sulla salute sia delle madri che dei bambini. Il latte materno è, infatti, ricco di nutrienti essenziali per la salute del neonato; la presenza di sostanze bioattive, inoltre, sostiene la crescita e lo sviluppo immunitario del neonato.


Benefici per il bambino:


 Il latte materno esercita un’azione protettiva per il bambino in termini di sviluppo di infezioni (gastroenteriche e respiratorie), ma anche di allergie e eczema (dermatite atopica), di malattie croniche (es. diabete mellito, obesità, ipertensione e asma) e favorisce uno sviluppo psicomotorio ottimale.


Benefici dell’allattamento al seno per la mamma:


L’allattamento al seno è vantaggioso anche per la mamma in quanto favorisce l’involuzione uterina post- partum e riduce il rischio di emorragie e di conseguenza il rischio di sviluppare anemia sideropenica, favorisce il recupero fisico e quindi la perdita di peso accumulato durante la gravidanza grazie all’impegno energetico richiesto dall’allattamento. Inoltre, recenti studi hanno evidenziato che l’allattamento al seno protegge la salute materna dall’insorgenza di carcinoma ovarico e mammario. Grazie al legame emotivo che l’allattamento al seno crea, inoltre, esso sembra anche ridurre il rischio di depressione materna post-partum.


Casi in cui l’allattamento al seno non è indicato:


potenzialmente tutte le donne possono secernere latte e sono rare le cause puramente fisiopatologiche che impediscono l’allattamento al seno. Tra le controindicazioni per cause materne: positività per HIV o HTLV; HSV della mammella; chemioterapici citotossici; abuso di alcol o di droghe. Tra le controindicazioni per cause dipendenti dal bambino: galattosemia, malattia delle urine a sciroppo d’acero e fenilchetonuria.


Raccomandazioni OMS e UNICEF


Si raccomanda di allattare in modo esclusivo per i primi sei mesi di vita del bambino e di proseguire con un’alimentazione complementare sicura e nutrizionalmente adeguata. Si può proseguire con l’allattamento complementare, a discrezione della mamma, fino al secondo anno di età e oltre.


Tipologie di latte:

Il primo latte ad essere prodotto per i primi 4-5 giorni è il colostro; è un latte molto denso e concentrato, ricco di proteine, Sali minerali e anticorpi. Favorisce lo sviluppo delle difese immunitarie del bambino, consente l’ottimale sviluppo e funzionamento dell’intestino avendo un lieve effetto lassativo sul bambino favorisce il passaggio delle prime feci (meconio). Il latte di transizione è il latte prodotto dal 5-6 giorno fino al 10 giorno e ha un più alto contenuto di zuccheri (lattosio) e di grassi rispetto al colostro. Infine, il latte maturo è il latte definitivo che risulta ancora più ricco di lattosio e grassi e più povero di proteine e minerali rispetto ai latti precedenti.


Latte materno e microbiota:

I neonati allattati al seno hanno un microbioma intestinale dinamico e una ridotta incidenza di sviluppo di alcune patologie. Il microbiota del latte subisce delle variazioni che sono legate a vari fattori: tra cui dieta materna, genetica, differenze demografiche, salute e età gestazionale.

Il latte materno nei primi giorni di vita è in grado di modulare il microbiota intestinale (vale a dire l’insieme delle specie di microrganismi che vivono nel nostro tratto intestinale) in modo da promuovere lo sviluppo del sistema immunitario e di conseguenza avere effetti sulla salute del bambino. E’ stato ampiamente dimostrato come il microbiota di bambini allattati con latte materno naturale sia ricco di Lattobacilli (“batteri buoni”) e povero di specie batteriche patogene e opportuniste. Un altro fattore determinante sullo sviluppo del microbiota è la tipologia di parto: diversi studi dimostrano che i bambini nati da parto cesareo e da mamme sottoposte a trattamento antibiotico in vista dell’intervento all’età di 6 mesi hanno una colonizzazione ritardata e una composizione del microbiota molto diversa da quella dei bambini nati da parto naturale. L’allattamento al seno è l’altro fattore più importante per la costituzione del microbiota.


Latte materno e allergie alimentari:

Non è raccomandata l’esclusione dalla dieta di mamme sane di alimenti potenzialmente allergenici (soia, latte vaccino, uova, noccioline, pesce e crostacei) in quanto non svolge un ruolo di prevenzione in termini di sviluppo di allergie per il bambino. Al contrario, nei bambini sani gli allergeni alimentari presenti nel latte materno potrebbero aiutare a promuovere la tolleranza. L’esclusione del latte vaccino dalla dieta materna è stata associata a bassi livelli di IgA specifiche per il latte vaccino e allo sviluppo di allergia al latte vaccino nei neonati. Solo in caso di un’allergia alimentare diagnosticata , dovrebbe essere raccomandata alla mamma una dieta priva di alimenti allergizzanti (arachidi, albume e latte di mucca) che permetterebbe la regressione del quadro sintomatologico. Inoltre l’allattamento al seno, in particolare quello esclusivo, viene incluso a pieno titolo nella strategia di prevenzione delle malattie allergiche; infatti, sembra proteggere in misura diversa da eczema, rinite allergica, asma e dermatite atopica.


Dieta materna e allergia:


  • Il rapporto sbilanciato tra acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6 e lo scarso consumo di frutta e verdura (ricchi di antiossidanti) nella dieta materna sono fattori predisponenti per lo sviluppo di allergie nel bambino;
  • Il consumo di pesce durante la gravidanza e dopo la nascita durante l’allattamento è associato a una riduzione dello sviluppo di allergia nel bambino fino ai tre anni di età inclusa eczema, asma, riniti allergica e dermatite atopica;
  • Un buon apporto di vitamina C da frutta e verdura protettiva nei confronti dello sviluppo di dermatite atopica e eczema;
  • Il consumo materno di olio extravergine di oliva nella dieta materna è associato alla riduzione dell’asma nei bambini nei primi anni di vita;


Fabbisogno materno: i grassi

I grassi presenti nel latte umano derivano dalla sintesi endogena nelle ghiandole mammarie e dall’alimentazione della madre ed ambedue i processi sono influenzati dalla composizione lipidica presente nella dieta della madre Non è necessario modificare l'assunzione totale di grassi (20-35% dell’apporto energetico giornaliero) ma è importante migliorare la proporzione relativa degli acidi grassi polinsaturi. In particolare, un’adeguata assunzione di acido docosaesaenoico (DHA) è fondamentale sia per un corretto sviluppo neurologico e psicomotorio del bambino che per la salute materna (rischio di nascita precoce e depressione post partum). Si raccomanda in allattamento, cosi come in gravidanza, l’assunzione di 100-200 mg/die di DHA in più rispetto a quanto indicato per la donna adulta (LARN 2014) Consumare da 2 fino a 3-4 porzioni a settimana di pesce assicura adeguate quantità di DHA. Per ridurre il rischio di contaminanti ambientali, è preferibile consumare pesci piccoli come le sardine, le acciughe e lo sgombro.

Fabbisogno materno: le proteine

Le necessità proteiche durante l’allattamento dipendono dalla sintesi delle proteine del latte materno e di conseguenza sono proporzionali alle quantità di latte prodotto dalla nutrice. Il livello di assunzione proteica della nutrice deve essere incrementato di 21 g/die nei primi 6 mesi ( allattamento esclusivo; una stima proporzionalmente minore va fatta nel caso di allattamento complementare) e di 14 g/die successivamente se il latte materno rappresenta una sostanziale proporzione nella dieta dell’ infante.


Consigli per la mamma che allatta:


Si consiglia alla nutrice di concentrare l’attenzione sul corretto apporto di proteine, DHA, vitamine e acqua e di bere in base al senso di sete che è maggiore soprattutto durante la poppata Si consiglia alla nutrice di consumare pasti completi (piatto sano) e bilanciati in modo da garantire il corretto apporto energetico-nutrizionale e da evitare attacchi di fame improvvisi che porterebbero a consumare «cibo spazzatura». Se necessario, si consiglia di fare uno spuntino dopo ogni poppata. Evitare il consumo di caffeina ed alcolici.

Alcuni alimenti (aglio, porro, cipolla, peperoni, carciofi, spezie, asparagi…) assunti dalla mamma possono rendere sgradito il latte al bambino Tuttavia se la mamma ha assunto regolarmente questi alimenti durante la gravidanza, le sostanze aromatiche in esse contenute sono passate nel liquido amniotico e quindi sono già state “assaggiate” dal feto che probabilmente si è abituato al loro gusto. Eventualmente evitare quegli alimenti dai sapori forti che sono una novità per il bambino e che risultino loro sgraditi.


Conclusioni:

L’allattamento esclusivo per i primi 6 mesi di vita rappresenta la scelta nutrizionale di elezione per la salute del neonato, ma anche della mamma. Per la nutrice aumenta il fabbisogno energetico, lipidico, proteico, di vitamine, di DHA e acqua. Una dieta corretta è indispensabile per la mamma in quanto la dieta materna influenza la composizione de latte prodotto. Va tenuto conto, inoltre, l’importanza del latte materno nella modulazione della composizione del microbiota intestinale e dello sviluppo del sistema immunitario del bambino avendo effetti a lungo termine sulla salute del bambino in termini di allergie, patologie, obesità…

Anche dal punto di vista emotivo e psicologico l’allattamento al seno aiuta a sviluppare in senso positivo il legame tra la mamma e il bambino evitando gli effetti negativi della depressione post-partum. Allattare è un’esperienza che va oltre il significato nutrizionale rappresentando un momento di incontro e intimità tra la mamma e il bambino. Un consiglio che do a tutte le mamme è quello di non fare “diete restrittive o fai da te”, ma di seguire una dieta personalizzata ed equilibrata. Non bisogna escludere a priori nessun cibo anche perché alla nascita il bambino già conosce gli odori e i sapori di ciò che la mamma ha mangiato durante l’ultimo trimestre di gravidanza ed è importante per lui riprendere quelle abitudini!


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Quadro generale La PCOS o sindrome dell’ovaio policistico è un disordine endocrino che causa importanti effetti sulla salute della donna sia a livello metabolico che riproduttivo.  Da un punto di vista clinico è caratterizzata dall’ingrossamento delle ovaie, dalla presenza di cisti ovariche multiple e da alterazioni a livello endocrinologico e metabolico quali per esempio iperandrogenismo, resistenza all’insulina e conseguente iperinsulinemia. Ha una prevalenza del 5-10% nelle donne e compare nel periodo adolescenziale rappresentando una delle più comuni cause di infertilità nella donna. La PCOS si inserisce all’interno di un quadro funzionale più complesso che coinvolge il sistema riproduttivo, il sistema endocrino e il quadro metabolico. In generale l’aumentata concentrazione degli ormoni sessuali maschili (androgeni) è la causa della maggior parte delle manifestazioni tipiche della sindrome quali: • Irsutismo e eccesso di peluria sul viso e sul corpo • Acne • Alopecia androgenetica • Irregolarità del ciclo mestruale Esiste una notevole variabilità inter-individuale che porta le donne affette da PCOS a presentare gradi di intensità di queste manifestazioni diverse. Sovrappeso-obesità e insulino-resistenza Sovrappeso e obesità si riscontrano in circa il 50% delle donne con PCOS con una distribuzione del grasso che tende a essere di tipo centrale cioè localizzata a livello addominale e definita obesità di tipo androide. L’insulino-resistenza , caratterizzata da una resistenza sistemica all’ormone, è una condizione che si presenta nel 40% delle donne con PCOS e che può presentarsi con gradi diversi fino a diabete clinico, dislipidemia mista (LDL alte, HDL basse e trigliceridi alti). Tutti questi aspetti rendono le donne con PCOS soggette a un aumentato rischio di sindrome metabolica. La presenza di sovrappeso o obesità nelle donne con PCOS determina un peggioramento del quadro clinico sia da un punto di vista metabolico che riproduttivo in quanto l’eccesso di peso porta ad un’aumentata prevalenza di insulino-resistenza, diabete mellito di tipo II, peggioramento del profilo lipidico, maggior rischio di sindrome metabolica e quindi malattie cardiovascolari, maggiore prevalenza di oligomenorrea, amenorrea e infertilità, peggior risposta alle terapie di induzione (minor tasso di ovulazione e concepimento), minor percentuale di gravidanze nelle tecniche di fecondazione assistita con aumentata frequenza di aborti spontanei. Dieta e attività fisica Una dieta ipocalorica, la riduzione del grasso corporeo e l’esercizio fisico costante sono assolutamente raccomandati in quanto comportano un miglioramento sia della funzione ovarica sia una normalizzazione del metabolismo glucidico. Da un punto di vista del trattamento, oltre alla terapia mirata, uno stile di vita sano e attivo e l’eventuale perdita di peso concorrono a tenere sotto controllo il quadro. L’esercizio fisico svolto con regolarità è importante per ridurre la resistenza insulinica, per agevolare la perdita di peso e per migliorare il quadro ormonale. Il miglioramento di tutti questi parametri è utile a ripristinare l’ovulazione e favorire l’effetto dei farmaci utilizzati per l’induzione dell’ovulazione. Anche una riduzione del 5-10% del peso corporeo e il mantenimento a lungo termine del peso raggiunto rappresenta un vantaggio in termini di salute. Raccomandazioni dietetiche generali • Adeguato apporto di fibra tramite frutta e verdura; • Adeguato consumo di carboidrati integrali (riso, pasta e pane integrali anziché raffinati) con cottura preferibilmente “al dente”; • Riduzione dell’assunzione di zuccheri semplici e controllato apporto di carboidrati complessi; • Riduzione dell’assunzione di grassi saturi; • Preferenza per cotture semplici: cottura al vapore, al microonde, alla griglia, alla piastra, pentola a pressione evitando le fritture e le cotture in padella con olio o grassi aggiunti; • Controllo dell’indice glicemico dei singoli pasti; • Adeguato consumo di pesce (fresco o surgelato); • Controllo del consumo di formaggi; • Controllo del consumo di affettati la cui scelta è limitata a quelli magri; • Adeguato consumo di carne preferibilmente magra e bianca (es. manzo, vitello, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale, cavallo) eliminando tutto il grasso visibile; • Adeguato consumo di legumi (ceci, fagioli, piselli, lenticchie, fave..) • Adeguato consumo di olio extravergine a crudo e/o frutta secca • Adeguata idratazione giornaliera
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