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Dieta e Anemia

mar 11, 2022

Donna e Anemia: Alimentazione


Il ferro, in quanto micronutriente essenziale per la produzione di energia e componente essenziale dell’emoglobina e della mioglobina, riveste un ruolo importante per la salute della donna e in particolar modo per la salute della donna che pratica sport di endurance (es. corsa, ciclismo…). La donna in età fertile può andare incontro a carenza di ferro (con anemia o senza anemia) a causa del bilancio negativo del ferro cui contribuisce un insufficiente apporto alimentare e la presenza di mestruazioni.


Lo stato di carenza di ferro può essere trattato tramite: supplementazione orale, iniezioni intramuscolari o intravenose, approccio dietetico con eventuale introduzione di alimenti addizionati di ferro o naturalmente ricchi di questo micronutriente. Per quanto riguarda i trattamenti basati sull’integrazione bisogna sempre tenere in considerazione, soprattutto per le atlete, i possibili effetti avversi quali: disturbi intestinali, costipazione e nausea e monitorare i dosaggi per evitare sovraccarichi.


La sintomatologia con cui si manifesta la carenza di ferro è caratterizzata da affaticamento, sensazione di stanchezza e insorgenza precoce di una sensazione di fatica, mal di testa, capogiri e dispnea superiore al normale durante l’esercizio fisico. Si tratta di sintomi non specifici dell’anemia che spesso possono essere associati ad altre patologie o a stress e questo rende la diagnosi di anemia più difficile da diagnosticare e la necessità di ricorrere a esami del sangue specifici. L’anemia resta una condizione che certamente influenza negativamente la performance sportiva dell’atleta e che va, quindi, attentamente monitorata.


L’anemia sideropenica insorge quando non c’è abbastanza emoglobina da soddisfare l e esigenze dell’organismo ed è caratterizzata da bassa concentrazione di emoglobina nel sangue e da un basso livello di ferritina. Questo quadro patologico può manifestarsi come conseguenza di un apporto alimentare inadeguato. Essa, infatti, è il risultato di un bilancio marziale negativo in cui la quota di ferro assorbito con la dieta è inferiore al valore totale di ferro perso durante il giorno.

E’ possibile fare una classificazione del grado di anemia in funzione della concentrazione di emoglobina [(Hb)] nel sesso maschile e in quello femminile come riportato nella tabella sottostante. (10)



HB Uomo adulto Donna in età fertile
Status anemico < 13g/100 ml < 12g/100 ml
Anemia lieve 10g/ml<[Hb]<12g/100ml 10g/ml<[Hb]<12g/100ml
Anemia modesta 8g/ml<[Hb]<10g/100ml 8g/ml<[Hb]<10g/100ml
Anemia severa [Hb]<8g/100ml [Hb]<8g/100ml

Fabbisogno di ferro nella donna

I livelli di assunzione raccomandata (LARN) per il ferro sono età e sesso dipendenti. I LARN per la popolazione nelle donne in menopausa sono di 10 mg/die, mentre nelle donne in età fertile di 18 mg/die.


Fonti alimentari di ferro, assorbimento e biodisponibilità.

Il ferro si trova negli alimenti di origini animale sotto forma di ferro eme. Mentre negli alimenti di origini vegetale il ferro si trova sotto forma di ferro non-eme che risulta più difficilmente assorbibile con un’efficienza che varia dal 2% al 20%. L’assorbimento di ferro dalla dieta dipende non solo dalla quantità totale di ferro contenuta negli alimenti, ma anche dal tipo di ferro (eme o non eme) e dalla presenza di promotori dell’assorbimento come la vitamina C e alcuni acidi organici o inibitori dell’assorbimento come fitati, composti fenolici e dalla presenza di calcio nella dieta. Bisogna, inoltre, considerare che la regolazione del bilancio del ferro nell’organismo è anche influenzata dalla concentrazione di ferro individuale e quindi l’assorbimento è influenzato dall’omeostasi interna del soggetto. Questo indica che, aldilà dell’introduzione alimentare giornaliera, l’assorbimento di ferro è fortemente influenzato dalla concentrazione di ferro presente nell’organismo.


Relativamente alle principale fonti alimentari di ferro di seguito sono riportati i valori medi di ferro per 100 gr di alimento riferiti agli alimenti a più alto contenuto di ferro tratti dalle tabelle di composizione degli alimenti del CREA (consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria) aggiornati al 2019. (11)


Alimento Ferro (mg/100gr)
Milza di bovino 42
Fegato di suino 18
Cacao amaro in polvere 14.3
Crusca di frumento 12.9
Fegato di ovino 12.6
Fegato di equino 9
Fagioli borlotti secchi 9
Fegato di bovino 8.8
Lenticchie secche 8
Radicchio verde fresco 7.8
Ceci secchi 6.4
Anacardi 6
Rucola fresca 5.2
Fave secche sgusciate crude 5
Cioccolato fondente 5
Piselli secchi 4.5
Nocciole secche 3.3
Noci di Macadamia 3
Mandorle secche 3
Spinaci crudi 2.9
Foglie di rapa cruda 2.7
Noci 2.6

Conclusioni


Da un punto di vista nutrizionale il mantenimento di un bilancio positivo di ferro  e della sua omeostasi nelle donne dovrebbe incentrarsi su accorgimenti nutrizionali che garantiscano un aumento totale dell’apporto alimentare di ferro, e in particolare di ferro eme, e un’attenzione nella composizione del pasto per aumentare la biodisponibilità del ferro.

A questo proposito, alimenti ricchi di ferro possono essere consumati con frutta e verdura che aumentano l’assorbimento di ferro grazie alla presenza di elevati livelli di vitamina C. Allo stesso modo, bisogna prestare attenzione a quei nutrienti come il tè, il caffè e il calcio il cui consumo nello stesso pasto dovrebbe essere evitato in quanto agiscono da inibitori dell’assorbimento del ferro. La maggior parte degli studi attualmente disponibili supporta l’effetto positivo che gli interventi alimentari hanno sul bilancio del ferro nelle donne che mostrano stati carenziali. 


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Quadro generale La PCOS o sindrome dell’ovaio policistico è un disordine endocrino che causa importanti effetti sulla salute della donna sia a livello metabolico che riproduttivo.  Da un punto di vista clinico è caratterizzata dall’ingrossamento delle ovaie, dalla presenza di cisti ovariche multiple e da alterazioni a livello endocrinologico e metabolico quali per esempio iperandrogenismo, resistenza all’insulina e conseguente iperinsulinemia. Ha una prevalenza del 5-10% nelle donne e compare nel periodo adolescenziale rappresentando una delle più comuni cause di infertilità nella donna. La PCOS si inserisce all’interno di un quadro funzionale più complesso che coinvolge il sistema riproduttivo, il sistema endocrino e il quadro metabolico. In generale l’aumentata concentrazione degli ormoni sessuali maschili (androgeni) è la causa della maggior parte delle manifestazioni tipiche della sindrome quali: • Irsutismo e eccesso di peluria sul viso e sul corpo • Acne • Alopecia androgenetica • Irregolarità del ciclo mestruale Esiste una notevole variabilità inter-individuale che porta le donne affette da PCOS a presentare gradi di intensità di queste manifestazioni diverse. Sovrappeso-obesità e insulino-resistenza Sovrappeso e obesità si riscontrano in circa il 50% delle donne con PCOS con una distribuzione del grasso che tende a essere di tipo centrale cioè localizzata a livello addominale e definita obesità di tipo androide. L’insulino-resistenza , caratterizzata da una resistenza sistemica all’ormone, è una condizione che si presenta nel 40% delle donne con PCOS e che può presentarsi con gradi diversi fino a diabete clinico, dislipidemia mista (LDL alte, HDL basse e trigliceridi alti). Tutti questi aspetti rendono le donne con PCOS soggette a un aumentato rischio di sindrome metabolica. La presenza di sovrappeso o obesità nelle donne con PCOS determina un peggioramento del quadro clinico sia da un punto di vista metabolico che riproduttivo in quanto l’eccesso di peso porta ad un’aumentata prevalenza di insulino-resistenza, diabete mellito di tipo II, peggioramento del profilo lipidico, maggior rischio di sindrome metabolica e quindi malattie cardiovascolari, maggiore prevalenza di oligomenorrea, amenorrea e infertilità, peggior risposta alle terapie di induzione (minor tasso di ovulazione e concepimento), minor percentuale di gravidanze nelle tecniche di fecondazione assistita con aumentata frequenza di aborti spontanei. Dieta e attività fisica Una dieta ipocalorica, la riduzione del grasso corporeo e l’esercizio fisico costante sono assolutamente raccomandati in quanto comportano un miglioramento sia della funzione ovarica sia una normalizzazione del metabolismo glucidico. Da un punto di vista del trattamento, oltre alla terapia mirata, uno stile di vita sano e attivo e l’eventuale perdita di peso concorrono a tenere sotto controllo il quadro. L’esercizio fisico svolto con regolarità è importante per ridurre la resistenza insulinica, per agevolare la perdita di peso e per migliorare il quadro ormonale. Il miglioramento di tutti questi parametri è utile a ripristinare l’ovulazione e favorire l’effetto dei farmaci utilizzati per l’induzione dell’ovulazione. Anche una riduzione del 5-10% del peso corporeo e il mantenimento a lungo termine del peso raggiunto rappresenta un vantaggio in termini di salute. Raccomandazioni dietetiche generali • Adeguato apporto di fibra tramite frutta e verdura; • Adeguato consumo di carboidrati integrali (riso, pasta e pane integrali anziché raffinati) con cottura preferibilmente “al dente”; • Riduzione dell’assunzione di zuccheri semplici e controllato apporto di carboidrati complessi; • Riduzione dell’assunzione di grassi saturi; • Preferenza per cotture semplici: cottura al vapore, al microonde, alla griglia, alla piastra, pentola a pressione evitando le fritture e le cotture in padella con olio o grassi aggiunti; • Controllo dell’indice glicemico dei singoli pasti; • Adeguato consumo di pesce (fresco o surgelato); • Controllo del consumo di formaggi; • Controllo del consumo di affettati la cui scelta è limitata a quelli magri; • Adeguato consumo di carne preferibilmente magra e bianca (es. manzo, vitello, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale, cavallo) eliminando tutto il grasso visibile; • Adeguato consumo di legumi (ceci, fagioli, piselli, lenticchie, fave..) • Adeguato consumo di olio extravergine a crudo e/o frutta secca • Adeguata idratazione giornaliera
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Uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata e bilanciata in aggiunta a una regolare attività fisica possono contribuire a ridurre i sintomi della sindrome premestruale.
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